sabato 12 aprile 2014

American Tabloid - James Ellroy (Stuff #15)



Stuff
 #15

Sono molto bravo a trasformare la merda in oro.” Questa è una frase di James Ellroy, autore del libro di cui parleremo oggi. Questa frase spiega perfettamente American Tabloid, il libro di cui parleremo oggi. Settimana scorsa abbiamo parlato di un libro di Manfredi (qui) che abbiamo tranquillamente definito un romanzo storico, nel senso di avvenimenti realmente avvenuti ma romanzati: in quel caso era la caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Anche American Tabloid entra nel novero dei romanzi storici, ma da tutti i punti di vista finiscono qui le analogie con l’opera di Manfredi. Perché mentre quello era un romanzo avventuroso, un romanzo in cui i buoni sono buoni e i cattivi cattivi, la storia narrata da James Ellroy è un romanzo “crudele”, un romanzo in cui nessuno è davvero buono, nessuno ha davvero la coscienza pulita, e contemporaneamente nessuno è davvero cattivo, nessuno fa nulla perché malvagio.




La storia è uno spaccato dell’America dal 1958 al 22 novembre del 1963, data dell’assassinio di Kennedy. È la (presunta) storia sotterranea dell’America di quegli anni, quando a dividersi il potere erano J. Edgar Hoover, capo dell’Fbi; la famiglia Kennedy, nella figura di Bob, senatore e poi ministro della giustizia; John, senatore e poi presidente degli Stati Uniti; il padre Joe, miliardario molto influente. L’Organizzazione, composta principalmente dai mafiosi Sam G., Carlos Marcello, Santos Trafficante Jr e Jimmy Hoffa, che è anche presidente del sindacato dei trasporti. E infine Howard Hughes, editore miliardario. Tutti personaggi storici, tutti personaggi realmente esisti. Tutti personaggi le cui azioni, i cui legami, le cui interazioni, le cui aspirazioni nel romanzo sono molto legate a quelli che sono i veri tre protagonisti del libro: Kemper Boyd, agente FBI infiltrato da Hoover nel clan Kennedy, in seguito anche agente a contratto della CIA. Pete Bondurant, ex sceriffo associato al crimine organizzato, inizialmente uomo di fiducia di Hughes e poi agente a contratto per la CIA. Ward Littell, agente FBI che investiga clandestinamente sul crimine organizzato finendo per essere licenziato, e trovando lavoro poi come avvocato mafioso.

Partendo dalla commissione McClellan e quindi dalla crociata di Bob Kennedy contro la mafia, passando per la rivoluzione cubana e il fallimento della Baia dei Porci, fino all’assassinio di JFK, American Tabloid narra la storia di un’America che

non è mai stata innocente. Abbiamo perso la verginità sulla nave durante il viaggio di andata e ci siamo guardati indietro senza alcun rimpianto. Non si può ascrivere la nostra caduta dalla grazia ad alcun singolo evento o insieme di circostanze. Non è possibile perdere ciò che non si ha fin dall’inizio.

Queste sono le prime frasi del romanzo, questo ci fa capire come si tratti di una storia che porta in se una nota di tristezza durante tutta la narrazione, come il rimpianto di non essere ciò che si finge di essere. L’ho detto all’inizio, è una storia crudele, impietosa e lo stesso stile accentua questa impressione: periodi brevi, frequenti dialoghi e nelle scene sanguinose si ha un report completo ma rapido di ciò che avviene utilizzando termini crudi. Da molti punti di vista è un capolavoro, soprattutto per trasformazione dei personaggi. Ci si affeziona ai tre protagonisti, nonostante la dubbia moralità, ma l’evoluzione psicologica degli stessi potrebbe modificare ciò che si pensa di loro anche nel giro di poche pagine. È un libro molto umano, molto realistico, molto bello ma va detto che può essere considerato molto pesante.

Voto 8+

 

Doppio spaccato di quella che ormai sta diventando una libreria e non più solo uno scaffale. Molti capolavori della letteratura, molti gran bei libri meno noti, qualche commercialata e poche delusioni… v’interessa qualche titolo che vi siete persi? Li trovate tutti qui in bell’ordine! In particolare vi suggerisco l’ultimo arrivato, la graphic novel Maus! Buon weekend!

-Lollodr

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