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#15
“Sono molto bravo a
trasformare la merda in oro.” Questa è una frase di James Ellroy, autore
del libro di cui parleremo oggi. Questa frase spiega perfettamente American Tabloid, il libro di cui
parleremo oggi. Settimana scorsa abbiamo parlato di un libro di Manfredi (qui)
che abbiamo tranquillamente definito un romanzo storico, nel senso di
avvenimenti realmente avvenuti ma romanzati: in quel caso era la caduta
dell’Impero Romano d’Occidente. Anche American
Tabloid entra nel novero dei romanzi storici, ma da tutti i punti di vista
finiscono qui le analogie con l’opera di Manfredi. Perché mentre quello era un
romanzo avventuroso, un romanzo in cui i buoni sono buoni e i cattivi cattivi,
la storia narrata da James Ellroy è un romanzo “crudele”, un romanzo in cui
nessuno è davvero buono, nessuno ha davvero la coscienza pulita, e
contemporaneamente nessuno è davvero cattivo, nessuno fa nulla perché malvagio.
La storia è uno spaccato dell’America dal 1958 al 22
novembre del 1963, data dell’assassinio di Kennedy. È la (presunta) storia
sotterranea dell’America di quegli anni, quando a dividersi il potere erano J.
Edgar Hoover, capo dell’Fbi; la famiglia Kennedy, nella figura di Bob, senatore
e poi ministro della giustizia; John, senatore e poi presidente degli Stati
Uniti; il padre Joe, miliardario molto influente. L’Organizzazione, composta
principalmente dai mafiosi Sam G., Carlos Marcello, Santos Trafficante Jr e
Jimmy Hoffa, che è anche presidente del sindacato dei trasporti. E infine
Howard Hughes, editore miliardario. Tutti personaggi storici, tutti personaggi
realmente esisti. Tutti personaggi le cui azioni, i cui legami, le cui
interazioni, le cui aspirazioni nel romanzo sono molto legate a quelli che sono
i veri tre protagonisti del libro: Kemper Boyd, agente FBI infiltrato da Hoover
nel clan Kennedy, in seguito anche agente a contratto della CIA. Pete
Bondurant, ex sceriffo associato al crimine organizzato, inizialmente uomo di
fiducia di Hughes e poi agente a contratto per la CIA. Ward Littell, agente FBI
che investiga clandestinamente sul crimine organizzato finendo per essere
licenziato, e trovando lavoro poi come avvocato mafioso.
Partendo dalla commissione McClellan e quindi dalla crociata
di Bob Kennedy contro la mafia, passando per la rivoluzione cubana e il
fallimento della Baia dei Porci, fino all’assassinio di JFK, American Tabloid narra la storia di
un’America che
non è mai stata innocente. Abbiamo perso la verginità sulla nave
durante il viaggio di andata e ci siamo guardati indietro senza alcun
rimpianto. Non si può ascrivere la nostra caduta dalla grazia ad alcun singolo
evento o insieme di circostanze. Non è possibile perdere ciò che non si ha fin
dall’inizio.
Queste sono le prime frasi del romanzo, questo ci fa capire
come si tratti di una storia che porta in se una nota di tristezza durante
tutta la narrazione, come il rimpianto di non essere ciò che si finge di
essere. L’ho detto all’inizio, è una storia crudele, impietosa e lo stesso
stile accentua questa impressione: periodi brevi, frequenti dialoghi e nelle
scene sanguinose si ha un report completo ma rapido di ciò che avviene
utilizzando termini crudi. Da molti punti di vista è un capolavoro, soprattutto
per trasformazione dei personaggi. Ci si affeziona ai tre protagonisti, nonostante
la dubbia moralità, ma l’evoluzione psicologica degli stessi potrebbe
modificare ciò che si pensa di loro anche nel giro di poche pagine. È un libro
molto umano, molto realistico, molto bello ma va detto che può essere
considerato molto pesante.
Voto 8+
Doppio spaccato di quella che ormai sta diventando una
libreria e non più solo uno scaffale. Molti capolavori della letteratura, molti
gran bei libri meno noti, qualche commercialata e poche delusioni… v’interessa
qualche titolo che vi siete persi? Li trovate tutti qui in bell’ordine! In
particolare vi suggerisco l’ultimo arrivato, la graphic novel Maus! Buon weekend!
-Lollodr
Come scriveva v Cechov: "Nessun cinismo supera mai la vita"
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