sabato 5 aprile 2014

L'ultima legione - Valerio Massimo Manfredi (Stuff #13)



Stuff

#13

Una passione che, in un modo o nell'altro, ha sempre accomunato buona parte dei miei compagni di classe nei vari anni di scuola, è stata la passione per la storia romana. Il motivo è semplice: una buona parte di noi aveva giocato agli RPG della serie Empire Earth o Imperium. Quel modo di vedere la storia mi ha sempre affascinato, allora è anche naturale che crescendo mi sia legato ad un modo simile di vedere la storia antica in letteratura. Sto parlando dell'autore del libro che recensiremo oggi, un autore dal nome altisonante strettamente legato all’argomento dei libri che tratta: Valerio Massimo Manfredi. Il fatto che egli sia, ancor prima che uno scrittore, uno storico, rende i suoi romanzi particolarmente realistici grazie alle conoscenze che ha delle cose di cui parla.


In particolare, tra i tanti suoi romanzi, quello che ho scelto di recensire quest’oggi è L’ultima legione. Esso si svolge nel 476 d.C. e la storia prende il la pochi giorni prima della presa di potere ufficiale di Odoacre. Narra delle avventure di uno sparuto gruppo di legionari (ma chiamarlo gruppo è forse esagerato, essendo loro solo tre) che insieme a pochi altri compagni vogliono liberare l’imperatore Romolo Augustolo e il suo mentore Meridius Ambrosinus dalla prigionia a Capri. Di questo “esercito della salvezza” fanno parte il comandante Aurelio, Rufio Elio Vatreno e Cornelio Batiato (un gigante etiope) unici sopravvissuti della loro legione Nova Invicta, l’ultima legione romana. Ad essi si aggiunge il fumoso personaggio della bella Livia Prisca, formidabile guerriera tra le fondatrici di Venetia. Una volta riusciti nella liberazione del piccolo Cesare, inizieranno un’incredibile fuga lungo un’Italia e un’Europa completamente devastante e lontane dai fasti dell’Impero: dalle ceneri del millenario mondo riusciranno a porre il seme di una nuova legenda immortale.

Come molte dei libri di Manfredi è una storia assurda, incredibile, mai storicamente sbagliata e, soprattutto, bellissima. Lo stile di scrittura, tra quello dello scrittore di thriller e lo storico, riesce a prenderti per mano, aiutandoti a comprendere anche alcune curiosità (come, ad esempio, la provenienza della locuzione napoletana chilla femina, proveniente dal latino illa foemina) senza mai risultare pesante. Ci si affeziona ai personaggi, e in particolare secondo me è da sottolineare come lo scrittore rende il dramma di Romolo Augusto, bambino troppo presto imperatore, costretto a fronteggiare cose molto più grandi di lui e sognando una vita semplice. Alla fine del libro, pensandoci a mente fredda, uno si rende conto che la storia è talmente assurda da risultare impossibile ma… in fondo non lo è, perché per come è narrata, in fondo, quasi si spera sia andata davvero così.
Un libro molto bello che consiglio assolutamente, e se si è appassionati del genere, non si può non leggere anche qualcos’altro di questo geniale autore che, nella quarta di copertina di un suo libro all’aeroporto di Dublino, è stato così definito dal New York Times: Manfredi è sicuramente preferibile tra i libri storicizzani a Dan Brown, perché quello che scrive non è mai sbagliato, ed è più bello.
 
Voto 9+

Ta-dan! Lo scaffale è completo! A riempirlo sono quasi solo gran bei libri, e fin ora è stato un bel viaggio, che ne dite? Alla prossima settimana, con un nuovo libro ed un nuovo scaffale!

-Lollodr

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