Manga Column
Cari e Care otaku, rieccoci qui anche questa
settimana! Per voi ho un titolo d’impatto molto, ma mooolto forte, sicuramente
molti di voi ne avranno già sentito parlare, se non addirittura già letto o
visto, sto parlando di Elfen Lied (エルフェンリート).
i vettori di Lucy |
I
Diclonius sono degli esseri mutanti che si differenziano dagli esseri umani per
delle escrescenze simili a corna sulla testa e per delle potentissime braccia
invisibili chiamate vettori, usate come arma e come mezzo di trasmissione del
virus. Per evitare che questa nuova specie causi l’estinzione del genere umano,
tutti i bambini che nascono con questa mutazione vengono uccisi o rinchiusi in
laboratori di ricerca. Una di questi, chiamata Lucy, riesce a scappare, ma
durante la fuga viene colpita alla testa e, cadendo in mare, perde i sensi. Si
risveglia sulla spiaggia di Kamakura come un’indifesa ragazza, priva di
memoria, che dice solo una parola: “Nyu”. Il trauma infatti, causato dal colpo
alla testa, le ha provocato uno sdoppiamento della personalità. Lucy viene
ritrovata da due ragazzi, Kōta e sua cugina Yuka, che decidono di prendersi
cura di lei e la soprannominano Nyu. Il laboratorio di ricerca però, facendo
affidamento su un esercito speciale, si mette sulle tracce di Lucy, servendosi,
per eliminarla, anche di altri Diclonius. Inevitabilmente verranno coinvolti anche
Kōta e Yuka, risvegliando dolorosi ricordi assopiti da tempo…
Raccontata
così, la trama è abbastanza insignificante, ma è quel che si rischia quando si
cerca di evitare qualsiasi tipo di spoiler; proverò allora a farvi avvicinare a
questo capolavoro approfondendo i vari temi che compongono l’opera.
La
cosa che mi manda in bestia è che quando dico di adorare Elfen Lied mi si
risponde: “ah va be’, ti piacciono gli splatter”. Chiariamo, Elfen Lied ha
delle scene molto crude che servono però ad inasprire ancora di più la storia,
per aumentare l’empatia con i personaggi con noi che leggiamo/guardiamo, non
sono semplicemente scene di sangue messe così tanto per, non sono scene da
“Toh, impressionati”!
Il
messaggio di Elfen Lied è l’assurdità della discriminazione nei confronti del
diverso, cosa che va dal dividersi in “classi” all’interno della stessa specie,
fino ad arrivare ai rapporti di convivenza tra due specie differenti; tutto
ciò, passando in rassegna anche temi come la pedofilia, gli abusi, violenza
fisica e psicologica e traumi che ci tormentano dall’infanzia.
Kōta e Lucy |
Ma
parliamo in generale di tutti i personaggi. Lucy, la temibile diclonius che
uccide senza remore e che porta sul cuore il peso di un passato di terribili
sofferenze, la sua parte dolce e bambina, ignara del male del mondo, che vive
felicemente priva di ricordi, è un personaggio in cui chiunque può
rispecchiarsi. Tutti noi siamo stati ingannati, tutti noi siamo stati esclusi,
abbiamo provato la crudeltà dell’ingiustizia, e anche se in modo assolutamente
ridimensionato per quanto ci riguarda, l’esplosione di tutto ciò in Lucy ci
colpisce in pieno e ci trascina nel suo mondo, rendendoci impossibile
biasimarla, Lucy è il nostro “io” nascosto. Elfen Lied trova la sua punta di
drammaticità nell’amore che poi Lucy proverà per Kōta, mettendolo da parte per
salvare il ragazzo e tenerlo fuori da le orribili faccende che la riguardano.
Sì, perché anche Kōta ha una sua complessità. Un ragazzo dolce che desidera prendersi cura dei deboli e degli indifesi, ha ricordi confusi del suo passato ed un grandissimo amore per la sorellina defunta. Kōta è tuttavia un ragazzo incapace di gestire le situazioni, che ha blocchi emotivi, perché c’è qualcosa che lo tormenta, qualcosa di terribile nel suo passato, conserva la risposta nelle profondità più oscure del suo animo, ma consciamente ha dimenticato tramite il meccanismo di rimozione (amnesia autoimposta), qualcosa di così doloroso da volerlo eliminare dalla propria memoria, ma che è sempre lì, perché nulla è per sempre dimenticato. Abbiamo Yuka, fin da bambina innamorata di Kōta, che a causa del trauma che porta con sé non ha mai potuto realmente accorgersi dei sentimenti della cugina, divisa tra la gelosia e la tenerezza nei confronti di Nyu.
C’è poi Nana, un pesonaggio che mi piace moltissimo, è una Diclonius
mandata alla ricerca di Lucy, estremamente buona, rifiuta di uccidere umani e,
soprattutto, altri della sua stessa specie. Ama il direttore del centro di
ricerca, lo identifica come padre, e si pone come scopo quello di cercare in
tutti i modi di esaudire i suoi desideri. Il direttore del centro di ricerca,
Kurama, a sua volta identifica Nana come sua figlia, salvandola dall’ordine di
ucciderla. Ma Kurama in realtà ha già una figlia, Mariko. La piccola Mariko è
però una diclonius, ancora più spietata e potente di Lucy, e per la sua
pericolosità è stata rinchiusa anche lei nel centro, incatenata in una cella particolare,
completamente isolata e buia, senza la possibilità di vedere alcunché, ma solo
di sentire voci, senza neanche avere la possibilità di muoversi.
Sì, perché anche Kōta ha una sua complessità. Un ragazzo dolce che desidera prendersi cura dei deboli e degli indifesi, ha ricordi confusi del suo passato ed un grandissimo amore per la sorellina defunta. Kōta è tuttavia un ragazzo incapace di gestire le situazioni, che ha blocchi emotivi, perché c’è qualcosa che lo tormenta, qualcosa di terribile nel suo passato, conserva la risposta nelle profondità più oscure del suo animo, ma consciamente ha dimenticato tramite il meccanismo di rimozione (amnesia autoimposta), qualcosa di così doloroso da volerlo eliminare dalla propria memoria, ma che è sempre lì, perché nulla è per sempre dimenticato. Abbiamo Yuka, fin da bambina innamorata di Kōta, che a causa del trauma che porta con sé non ha mai potuto realmente accorgersi dei sentimenti della cugina, divisa tra la gelosia e la tenerezza nei confronti di Nyu.
Nana e Kurama |
I
personaggi sono tutti perfettamente caratterizzati, tutti da biasimare e al
tempo stesso da compatire, tutti divisi tra emozioni contrastanti. Non siamo ai
livelli di Evangelion, ma siamo sulla buona strada. Un finale davvero
strappalacrime, che si lascia metabolizzare in qualche giorno. Perché Elfen
Lied lascia qualcosa nel cuore che rimane per qualche tempo, infatti o lo si
ama, o lo si odia. Personalmente lo amo xD
Il manga poi scende ancora più nel particolare rispetto all’anime, e hanno anche due finali diversi; mentre il finale del manga è ben chiaro, quello dell’anime rimane a libera interpretazione di chi guarda. L’unica pecca del manga sono i disegni, veramente bruttini (molto molo brutti xD). L’anime, invece, si apre con la opening più bella di sempre, Lilium, un canto gregoriano che ha come testo passi biblici, scorre insieme alle immagini dei quadri di Klimt, regalandoci un meraviglioso preludio all’opera! Lilium accompagna l’anime anche in alcune scene, e in quella finale specialmente è davvero impossibile non commuoversi…ragazzi, io se lo guardo piango ancora xD xD
Voto:
10- (il meno è per i disegni e per
qualche scena un po’ troppo ecchi)
-FGrace
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