martedì 25 marzo 2014

Crypto - Dan Brown (Stuff #11)



Stuff

#11

Settimana scorsa, precisamente qui, parlai dell’americanata, mancato (sigh!) genere narrativo. Il libro che verrà recensito quest’oggi è senza dubbio un’americanata, scritta da uno dei pù grandi esponenti mondiali del genere: Dan Brown.
Come ho detto anche l’altra volta, in generale apprezzo quelle che definisco americanate, perché le considero una buona lettura da fare per passare il tempo o rilassarsi la sera, quando non si vuole pensare a nulla di particolare. I libri di Dan Brown in generale rientrano nella categoria (servizi ultra segreti, sicari spietati, armi ipertecnologiche, città straniere, ecc.) e sono obbiettivamente scritti in maniera tale da farti arrivare rapidamente alla conclusione per lo stile semplice e fluente. Ma ci sta un aspetto dei suoi libri che mi fa dire che Dan Brown mi sta cordialmente sulle scatole: la pretesa che, da qualsiasi punto di vista, l’America è il paradiso e il resto è un inferno. E questo succede fondamentalmente cadendo nella banalità e nei luoghi comuni, se non talvolta nel ridicolo, ed a riguardo ci sono un paio di esempi proprio nel libro che verrà recensito oggi. Il libro in questione è forse quello meno famoso dello scrittore americano: si tratta di Crypto, primo romanzo pubblicato col proprio nome dall’autore.


La trama è molto meno elaborata dei suoi più grandi successi ed è ambientata nel mondo della crittologia, fisicamente a Washington e Siviglia. La protagonista è Susan Fletcher, responsabile della divisione di crittologia della National Security Agency, nonché una gran bella donna, e il suo fidanzato con David Becker, giovane insegnante universitario. La storia si apre con Susan che viene convocata con urgenza da Strathmore, il comandante del settore della NSA, in Crypto, sorta di fortezza dove è locato il TRANSLTR, sofisticatissima (e costosissima) macchina che si occupa di decodificare qualunque testo cifrato in brevissimo tempo tramite attacchi a forza bruta. Il TRANSLTR è alle prese con un messaggio criptato tramite un algoritmo ricorsivo, che non riesce a forzare. Artefice di questo algoritmo è il giapponese Ensei Tankado, tra i creatori del TRANSLTR, portatore di handicap sin dalla nascita a causa del disastro atomico di Hiroshima, ma soprattutto strenuo sostenitore della privacy dei cittadini minacciata da TRANSLTR, cosa che portò alla sua esclusione dalla NSA stessa. La divulgazione dell’algoritmo sarebbe la fine dell’NSA, e si è pronti a fare di tutto per evitarlo.

Onestamente, direi che la trama non è male, pur restando nell’idea che non vi è un minimo di realisticismo in tutto ciò, ma questo non è certo un difetto. La storia viene letta fluidamente perché, come detto prima, Dan Brown è da un punto di vista tecnico molto bravo a scrivere. Il problema è proprio quello visto prima, lo sparare a zero su tutto ciò che non è l’America: può sembrare una stupidaggine, ma posso assicurare che a lungo andare la cosa dà fastidio, ma vediamo in che senso. La prima cosa che si nota riguarda Ensei Tankado che viene detto nel libro odiare l’America per quanto fatto ad Hiroshima e Nagasaki… ma poi si ricrede quando sa di Perl Harbor, manco a dire che gli Usa siano giustificati per il lancio dell’atomica. In seguito, quando David si trova a Siviglia, la Spagna viene descritta come un paese arretratissimo, ma vi è una frase in particolare che mi ha colpito e che ora riporto:

Quella non era l’America: nessun cartello di pericolo, nessun mancorrente, nessun riconoscimento di responsabilità per eventuali incidenti. Era la Spagna.

Non so a voi, ma a me questo modo di fare dà molto fastidio. In ogni caso il libro, se letto come passatempo volendo passare oltre le evidenti cose irrealistiche che sono descritte, è molto buono.

Voto 6½ - 

 
Infine ecco la foto dello scaffale, ormai quasi pieno… direi che tra tre recensioni si passa al prossimo! Avete letto le ultime dal blog? Qui e qui trovate le ultime cose scritte da me, qui invece l’home page di Some Movies and Stuff! Buona settimana




-Lollodr

1 commento:

  1. Anche le letture dei brutti libri sono importanti ...... per apprezzare quelli che valgono

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