martedì 4 marzo 2014

Il compagno Don Camillo - Giovannino Guareschi (Stuff #5)






Stuff

#5

Nuovo martedì, nuovo articolo di Stuff… e stiamo già a cinque! Quest’oggi non iniziamo dall’inizio. Che cosa vuol dire? Che parleremo del terzo libro di una serie di romanzi, tra di loro abbastanza slegati da non renderne necessaria la lettura consecutiva. Romanzi sicuramente ben noti a chi è stato piccolo negli anni 60-70, ma anche a chi è capitato di imbattersi nei film aventi come protagonisti questi due personaggi, magari guardando la tv con la nonna. Usciti dalla geniale penna di un uomo grosso dal nome piccolo, i due personaggi sono un prete di un paesino di campagna ed il sindaco comunista dello stesso paesino. Sono proprio Don Camillo e Peppone, figli del grande artista Giovannino Guareschi. Per capire bene il libro, bisogna prima capire lo scrittore e forse il modo migliore per comprendere in pieno la figura di Guareschi è il seguente breve testo tratto da una sua biografia:

[…] bisogna riconoscere i suoi tre paradossi: dopo due anni nei campi di concentramento nazisti, passò per un fascista; dopo aver vinto la battaglia nel ’48, appoggiando la Dc di De Gasperi, finì in galera per la querela del medesimo De Gasperi; dopo aver umanizzato i comunisti, fondò il settimanale più efficace nella lotta al comunismo e là scrisse il primo libro nero del comunismo.


Egli fu uno dei più grandi autori satirici che il nostro paese ha conosciuto, un grande anticomunista è un fervente credente (al punto che Papa Giovanni XXIII gli chiese di collaborare alla stesura del nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica). Ma se anche non vi avessi detto io queste tre cose, le avreste comprese voi dal titolo del libro: Il compagno Don Camillo.

La storia inizia con la vittoria da parte di un non meglio identificato Pepito Sbezzeguti del Totocalcio. Poco è il tempo che ci vuole a Don Camillo per scoprire che è stato il cittadino Peppone, sindaco comunista del paese, ad aver vinto coprendosi con un falso nome, essendo il Totocalcio una cosa da “borghesi capitalisti”. In seguito alle preghiere di quest’ultimo decide di aiutarlo a ritirare la vincita senza farsi scoprire, e anche di aiutarlo a sistemare i soldi da un vicino commendatore che, usando alcuni preti come intermediari, amministrava i quattrini che gli si affidavano. Ma dopo poco il suddetto commendatore viene scoperto e Peppone, diventato nel frattempo senatore, fa tappezzare il paese di manifesti in cui si scagliava contro il clero complice. Allora Don Camillo decide di vendicarsi, non rendendo pubblico il fatto ma ricattando in pratica il povero Peppone. In che modo? Sfruttando la sua posizione di senatore e il fatto che gli avessero concesso l’onore di organizzare un viaggio nell’URSS per se e altri dieci compagni di provata fede tra cui, suo malgrado, Peppone è costretto ad inserire Don Camillo sotto mentite spoglie. Ci si renderà conto nel corso della storia che lo scopo del prete è vedere con i propri occhi la realtà della Russia sovietica, ma anche “convertire” per quanto possibile gli altri nove “eletti”.

Come tutte le storie di Don Camillo e Peppone, anche questa è bellissima, ma forse tra i libri di Guareschi questo è il più duro perché è quello in cui può fare più propaganda anticomunista visto che parla della Russia, non di un comune della Bassa reggiana… in pratica si porta alla radice del fenomeno. La suddetta propaganda, o critica, è fortemente presente ma mai preponderante, nel senso che è raggiunta per lo più con l’ironia ed il sarcasmo espresso da Don Camillo parlando con Peppone (quasi sempre costretto ad ingoiare il rospo) utilizzando raramente frasi di condanna dirette. Ma quando lo fa, Guareschi è implacabile. Emblematico è il seguente passo in cui Don Camillo, prima della partenza, discute con Peppone delle motivazioni che lo spingono a fare questo viaggio:

“Temi forse che là non ci sia il paradiso di cui parlano i tuoi giornali? […] io spero che, là, non ci sia l’inferno di cui parlano i miei giornali. […] Spero che stiano bene perché chi sta bene non si muove e non mette gli altri nei guai.”

È senza dubbio un libro di un certo spessore e di propaganda, come ho detto usando forse un termine forte ma che sicuramente rende l’idea. Però è anche un libro che farà ridere molto, perché dotato di una leggerezza e di una comicità che spesso vanno oltre la satira politica e sono adeguatamente alternati a momenti più seri (ed a tratti tristi) dalla sapiente mano di Guareschi.

Sono dell’idea che almeno una volta della vita bisognerebbe leggere qualcosa di Guareschi, e forse questa è la sua opera più rappresentativa. Andrebbe letto per quello che dice, per come lo dice e per quella risata che strappa sempre e comunque. Andrebbe letto perché sono dei libri comici, ma sono anche dei libri che danno un’idea (sicuramente parziale, ma veritiera) della realtà degli anni 60 in Italia. E questo libro in particolare andrebbe letto perché, comunque, Il Compagno Don Camillo è un titolo che comunque dà forti emozioni che magari uno non si aspetterebbe.

Voto 9+
Nuovo aggiornamento dallo scaffale dei libri recensiti, ed ormai è piuttosto nutrito. Avete letto le ultime recensioni? Le trovate qui e qui, ma comunque sono tutte nel mio angolo Stuff sul sito! E visto che ci siete, date un’occhiata anche alle altre cose presenti sul sito… si parla per lo più di film, ma non solo, e quando se ne parla non è mai in maniera convenzionale!

-Lollodr

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