Stuff
#5
Nuovo martedì, nuovo articolo di Stuff… e stiamo già a cinque! Quest’oggi non iniziamo dall’inizio. Che
cosa vuol dire? Che parleremo del terzo libro di una serie di romanzi, tra di
loro abbastanza slegati da non renderne necessaria la lettura consecutiva.
Romanzi sicuramente ben noti a chi è stato piccolo negli anni 60-70, ma anche a
chi è capitato di imbattersi nei film aventi come protagonisti questi due
personaggi, magari guardando la tv con la nonna. Usciti dalla geniale penna di
un uomo grosso dal nome piccolo, i due personaggi sono un prete di un paesino di campagna ed il
sindaco comunista dello stesso paesino. Sono proprio Don Camillo e Peppone,
figli del grande artista Giovannino Guareschi. Per capire bene il libro,
bisogna prima capire lo scrittore e forse il modo migliore per comprendere in
pieno la figura di Guareschi è il seguente breve testo tratto da una sua
biografia:
[…] bisogna riconoscere i suoi tre paradossi: dopo due anni nei campi
di concentramento nazisti, passò per un fascista; dopo aver vinto la battaglia
nel ’48, appoggiando la Dc di De Gasperi, finì in galera per la querela del
medesimo De Gasperi; dopo aver umanizzato i comunisti, fondò il settimanale più
efficace nella lotta al comunismo e là scrisse il primo libro nero del
comunismo.
Egli fu uno dei più grandi autori satirici che il nostro
paese ha conosciuto, un grande anticomunista è un fervente credente (al punto
che Papa Giovanni XXIII gli chiese di collaborare alla stesura del nuovo
Catechismo della Chiesa Cattolica). Ma se anche non vi avessi detto io queste
tre cose, le avreste comprese voi dal titolo del libro: Il compagno Don Camillo.
La storia inizia con la vittoria da parte di un non meglio
identificato Pepito Sbezzeguti del Totocalcio. Poco è il tempo che ci vuole a
Don Camillo per scoprire che è stato il cittadino Peppone, sindaco comunista
del paese, ad aver vinto coprendosi con un falso nome, essendo il Totocalcio
una cosa da “borghesi capitalisti”. In seguito alle preghiere di quest’ultimo
decide di aiutarlo a ritirare la vincita senza farsi scoprire, e anche di
aiutarlo a sistemare i soldi da un vicino commendatore che, usando alcuni preti
come intermediari, amministrava i quattrini che gli si affidavano. Ma dopo poco il suddetto commendatore viene scoperto e Peppone,
diventato nel frattempo senatore, fa tappezzare il paese di manifesti in cui
si scagliava contro il clero complice. Allora Don Camillo decide di vendicarsi, non rendendo pubblico il fatto ma ricattando in pratica il
povero Peppone. In che modo? Sfruttando la sua posizione di senatore e il fatto
che gli avessero concesso l’onore di organizzare un viaggio nell’URSS per se e
altri dieci compagni di provata fede tra cui, suo
malgrado, Peppone è costretto ad inserire Don Camillo sotto mentite spoglie. Ci
si renderà conto nel corso della storia che lo scopo del prete è vedere con i
propri occhi la realtà della Russia sovietica, ma anche “convertire” per quanto
possibile gli altri nove “eletti”.
Come tutte le storie di Don Camillo e Peppone, anche questa
è bellissima, ma forse tra i libri di Guareschi questo è il più duro perché è
quello in cui può fare più propaganda anticomunista visto che parla della
Russia, non di un comune della Bassa reggiana… in pratica si porta alla radice
del fenomeno. La suddetta propaganda, o critica, è fortemente presente ma mai
preponderante, nel senso che è raggiunta per lo più con l’ironia ed il sarcasmo
espresso da Don Camillo parlando con Peppone (quasi sempre costretto ad
ingoiare il rospo) utilizzando raramente frasi di condanna dirette. Ma quando
lo fa, Guareschi è implacabile. Emblematico è il seguente passo in cui Don
Camillo, prima della partenza, discute con Peppone delle motivazioni che lo
spingono a fare questo viaggio:
“Temi forse che là non ci sia il paradiso di cui parlano i tuoi
giornali? […] io spero che, là, non ci sia l’inferno di cui parlano i miei
giornali. […] Spero che stiano bene perché chi sta bene non si muove e non
mette gli altri nei guai.”
È senza dubbio un libro di un certo spessore e di
propaganda, come ho detto usando forse un termine forte ma che sicuramente
rende l’idea. Però è anche un libro che farà ridere molto, perché dotato di una
leggerezza e di una comicità che spesso vanno oltre la satira politica e sono
adeguatamente alternati a momenti più seri (ed a tratti tristi) dalla sapiente
mano di Guareschi.
Sono dell’idea che almeno una volta della vita bisognerebbe
leggere qualcosa di Guareschi, e forse questa è la sua opera più
rappresentativa. Andrebbe letto per quello che dice, per come lo dice e per
quella risata che strappa sempre e comunque. Andrebbe letto perché sono dei
libri comici, ma sono anche dei libri che danno un’idea (sicuramente parziale,
ma veritiera) della realtà degli anni 60 in Italia. E questo libro in
particolare andrebbe letto perché, comunque, Il Compagno Don Camillo è un titolo che comunque dà forti emozioni
che magari uno non si aspetterebbe.
Voto 9+
Nuovo aggiornamento dallo scaffale dei libri recensiti, ed
ormai è piuttosto nutrito. Avete letto le ultime recensioni? Le trovate qui e
qui, ma comunque sono tutte nel mio angolo Stuff
sul sito! E visto che ci siete, date un’occhiata anche alle altre cose
presenti sul sito… si parla per lo più di film, ma non solo, e quando se ne
parla non è mai in maniera convenzionale!
-Lollodr
L'ironia è la forza della vita
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