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#10
I miei primi anni di lettura sono
stati legati fondamentalmente a tre autori (per quanto lo spessore culturale
del primo sia profondamente diverso da quello degli altri due): Geronimo
Stilton, Jules Verne e Robert Louis Stevenson. Il primo perché, se sei alle
elementari, un topo che scrive libri di avventura è obbiettivamente il più figo
di tutti. Gli altri due per un motivo molto più pratico: mio zio da ragazzo
doveva essere un gran lettore di Verne e Stevenson dato che a casa dei miei
nonni trovai (e mi fregai senza pudore alcuno) un sacco di libri dello
scrittore francese e dell'inglese, divorandoli poi uno ad uno.
Quest'oggi parleremo di un libro
del famosissimo scrittore di avventure britannico, forse uno dei suoi
capolavori più famosi: L'isola del tesoro.
Probabilmente può essere considerato il capostipite occidentale dei libri di
avventura, o quanto meno quelli riguardante i viaggi in mare con pirati e
tesori, il libro che ci ha donato il personaggio di Long John Silver, la storia
del più famoso motivetto piratesco:
Quindici uomini nella cassa del morto
Ioh oh, oh, e una bottiglia di rhum.
Bevi e che il diavolo faccia il resto
Ioh, oh, oh,e una bottiglia di rhum.
La storia è narrata dal punto di
vista di un ragazzo, Jim, e si apre con l'arrivo del vecchio marinaio Billy
Bones alla pensione di famiglia. Billy si scopre essere un marinaio della
ciurma di Flint, feroce pirata di quelle parti e, dopo la morte di Bones, Jim
trova tra i suoi bagagli una mappa raffigurante un’isola, e avente delle x in punti strategici. È l’isola del
tesoro! Allora Jim decide di rivolgersi al dottore di famiglia, che è anche un
magistrato, il quale a sua volta chiede aiuto ad un armatore: in poco tempo la nave è pronta per salpare. Ma nell’equipaggio vi è anche un uomo senza una gamba con
un pappagallo sulla spalla, di nome Long John Silver…
Leggendo L’Isola del Tesoro si ha forse l’impressione che sia pieno di luoghi comuni come la x
per indicare su una mappa il tesoro, o il pappagallo sulla spalla dei pirati, o anche isole
tropicali con seppelliti tesori di antichi pirati. Poi ci si ferma un attimo a
pensare, e ci si rende conto che tutti questi luoghi comuni sono stati
inventati dallo stesso Stevenson e quello che si ha tra le mani è il primo
libro che li contenga: questo aiuta a capire l’importanza che ha avuto questo
romanzo nell’immaginario collettivo. Inoltre la storia porta in sé quella che è
una novità assoluta: il personaggio di Long Jhon Silver, vero protagonista del
libro, che non è né davvero buono, né davvero cattivo, cosa mai vista in
romanzi precedenti.
i
luoghi comuni, come la mappa con le
Superati questi discorsi
filosofici, resta il libro. Ed è un gran bel libro, scritto in una maniera che
dà l’idea di piratesco, con termini ormai in disuso, ma scritto con un ritmo
coinvolgente ai massimi livelli, che porta a leggerlo tutto d’un fiato per la
voglia di sapere quello che succede dopo, e dopo, e dopo. A mio parere è uno di
quei libri che andrebbero letti almeno una volta nella vita, soprattutto se si
è appassionati di libri di avventura,perché nella sua linearità è sicuramente
uno dei migliori del genere.
Voto 9+
Ed ora ecco lo scatto dello
scaffale, ormai si è superata la metà: ci sono libri belli e libri brutti,
libri alti e libri bassi, libri piccoli e libri grossi, libri in edizione economica
e libri in prima edizione… libri, libri, libri! Vi siete persi qualche
recensione? Qui, qui e qui trovate le ultime tre! Buon finesettimana!
-Lollodr
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